Canapa indiana

COS'È?

(Cannabis sativa, varietà indica) è una pianta affine alla canapa comune dalla quale si differenzia per alcune caratteristiche morfologiche (colore delle foglie, foglie, fusto cilindrico, ecc.) e per il contenuto in resine ad azione stupefacente delle foglie e delle infiorescenze femminili. È capostipite della famiglia delle cosiddette "droghe leggere".

CHE COSA FA

Assunta per via orale, o più spesso fumata, la canapa provoca, dopo trenta - sessanta minuti, una sensazione di secchezza alla gola, sete e midriasi. Anche i sensi si possono alterare; vista, udito, odorato, tatto e gusto diventano più acuti. Tali sintomi precedono di poco una fase di eccitazione sensitiva e motoria i cui aspetti variano soggettivamente, anche in rapporto alle circostanze ambientali. Incrementando la dose di THC, la sostanza tende a produrre effetti più marcatamente allucinogeni.

Marijuana

Si ricava dalle estremità fiorite delle piante femminili non fecondate  della "Cannabis sativa L. varietà Indica" che, in particolari momenti del ciclo produttivo, sintetizzano, prevalentemente a livello degli apici floreali e delle foglie ,una resina  da cui si estraggono numerose sostanze farmacologicamente attive, le più importanti delle quali sono i tetraidrocannabinoli (THC). Generalmente, le infiorescenze e le foglie sono le parti che si trovano sul mercato illecito, più o meno contaminate con altre parti della pianta, fiori e gambi schiacciati ed altro materiale estraneo.

Dopo la raccolta  (generalmente questa viene effettuata al momento della cosiddetta antèsi), vengono fatte seccare all'aria e compresse in pani  o arrotolate come bastoncini. Hanno l'aspetto del tabacco, ma il loro colore è verdastro. Tuttavia, l'aspetto che assumerà il prodotto dipende in larga parte dal processo che il materiale subisce successivamente. La marijuana si assume normalmente con il fumo, da sola o mescolata al tabacco, confezionata in artigianali sigarette volgarmente definite "spinelli" o bruciata in particolari pipe dette "chillum".

Hashish

La secrezione resinosa pura (datisca o cannabina) estratta delle sommità fiorite della pianta femminile "Cannabis sativa L., varietà Indica" costituisce l'hashish.
La resina, raccolta con caratteristici procedimenti, viene essiccata, passata in forno e compressa in blocchi, pani e tavolette, o ridotta in forma di bastoncini rigidi di colore variabile. Esistono però anche due versioni particolari di hashish: una, il cosiddetto "charas", è ancora una presentazione resinosa ma di qualità particolarmente pregiata con la quale si confeziona un hashish dall'elevata concentrazione di THC; l'altra, è una variante in polvere, granulosa e dall'intenso odore.

Il colore dell'hashish va dal marrone chiaro, al verde, dal bruno scuro al nero. Questa particolare presentazione della "cannabis sativa L., varietà indica" è dalle cinque alle otto volte più potente della marijuana e contiene una quantità di THC che oscilla tra l'1 e il 10 - 12% circa con valori medi del 5%. Come per la marijuana, anche nel caso dell'hashish, la quantità di cannabinoidi varia a seconda della regione d'origine. Normalmente si fuma in particolari pipe dette "chillum" o mescolato al tabacco  con cui vengono confezionate artigianali sigarette volgarmente dette "spinelli"; più raramente si mastica.
La produzione della resina è effettuata principalmente in due zone dove vengono eseguiti procedimenti di produzione diversi che riverberano sensibilmente sulle caratteristiche e sulla qualità del prodotto finito: in quella mediterranea e quella del subcontinente indiano.

Rischi

Gli effetti sull'apparato respiratorio sono paragonabili a quelli causati dal tabacco; in pratica i danni di una canna si possono equiparare a quelli di quattro sigarette; il fumo viene trattenuto più a lungo ed è più caldo.

Il sistema immunitario risulta depresso come nel caso d'uso d'alcol o tabacco. Con dosi elevate si possono verificare effetti spiacevoli e indesiderati come manie di persecuzione o piccole paranoie.

Sul piano fisico queste ultime possono accompagnarsi a sintomi di tachicardia, mal di testa o senso di pesantezza. Frequentemente questi problemi sono più evidenti nel caso in cui si sia scelto  di ingerirla attraverso cibi e bevande.

A livello sociale genera un'intensificazione della percezione dei rapporti con gli altri: maggiore solidarietà nel gruppo in cui si sta bene, paranoia se state con gente che già non piaceva prima. Ha un effetto disintegratore dei rapporti formali e gerarchici, i rapporti imposti dalle convenzioni vengono mal sopportati. Da questo si evidenzia come sia rischioso l'uso in situazioni di impegno e non ricreativo, tipo il lavoro, lo studio o qualsiasi altra attività d'impegno.

L'impressione che si studi meglio dopo aver fumato è falsa; in realtà si tende a divagare e a non considerare l'impegno come inderogabile: si rischia così di combinare casini.

E' peraltro vero che si rischia di non valorizzare o non gustare la vita da "regolari" e di cercare di vivere i momenti ricreativi sempre "fumati", in particolar modo se si appartiene a un gruppo in cui si fuma spesso.

L’uso di cannabis è un fattore di rischio serio per l’uso successivo di eroina  soprattutto nell’adolescenza” (studio O’DONNEL Clayton, 1982)

Tra coloro che non hanno mai usato cannabis -> l’1x1000 ha usato eroina

Tra coloro che l’hanno usata 1-9 volte nella vita -> l’1x100 ha usato eroina

Tra coloro che l’hanno usata 10-99 volte nella vita -> 3,7x100 ha usato eroina

Tra coloro che l’hanno usata 100-999 volte nella vita -> 12,4x100 ha usato eroina

Tra i forti fumatori di cannabis (1000 e più volte) -> 33,2x100 ha usato eroina

In Italia uno studio del 1987 di Mariani e Protti dà gli stessi risultati.

Precauzioni                                            

Questa sostanza, pur rimanendo tra quelle droghe definite leggere, ha comunque bisogno di alcuni accorgimenti e attenzioni. Se lo scopo di chi fuma è socializzare meglio con gli altri, non lo si otterrà certamente aumentando il dosaggio: si verificherà invece il contrario. Ciò perchè, a dosi elevate, si rischiano maggiormente gli effetti negativi di cui sopra e si ha comunque una sensazione di sonnolenza e di abbiocco.

Nel caso di forti dosi, è facile sentirsi male con una sindrome detta in gergo "collasso": si diviene pallidi, si suda freddo, si hanno capogiri e nausea; insomma si sta parecchio male. In questo caso lasciare calmo chi sta male. Se si vuole sdraiare, aiutatelo a coricarsi molto lentamente; non aumentate il malessere con un'apprensione eccessiva e appena è possibile fategli bere acqua con un poco di zucchero. Aspettate un'oretta.

Se si usa cannabis in forme diverse dal fumo, è opportuno non ingerirne dosi massicce perchè una volta all'interno dell'organismo non la si potrà più eleminare; se invece la cannabis viene fumata, ai primi disturbi si può smettere.

Una piccola percentuale di popolazione risulta ipersensibile alla cannabis e può andare incontro a brutte esperienze: quindi è consigliabile una forte cautela nei dosaggi per chi utilizza la sostanza per la prima volta.

Effetti - approfondimenti          

Psicoattivi: i fattori  che influenzano l'intossicazione da cannabis sono diversi.
La dose di THC che comincia a produrre effetti sull'organismo è di 10 - 15 mg se inalata e 40 mg se ingerita; con questa quantità, pari a quella assunta dai consumatori occasionali, si ha solo una leggera sensazione inebriante generalmente piacevole. Dosi superiori a 120 mg di THC, assunti attraverso il fumo, e 250 mg, per via orale, provocano, invece, agitazione e iperreattività con cambiamenti di percezione. Sotto l'effetto di 200 - 250 mg di THC, somministrati con il fumo, e 400 mg per ingestione, si determina il più elevato rischio di psicotossicità connesso all'uso della cannabis che si manifesta con reazioni di vario tipo ed allucinazioni sia ottiche che uditive. La durata di azione varia con la dose, ma gli effetti di una sola somministrazione (20 - 30 mg di THC) vengono dissipati di solito tre - quattro ore dopo aver fumato e circa otto ore dopo l'ingestione. Ciò che permane a lungo nell'organismo sono invece i metaboliti della sostanza rintracciabili nelle urine anche a distanza di quindici - venti giorni dall'assunzione.
Assunta per via orale  o più spesso fumata, la canapa provoca, dopo trenta - sessanta minuti, una sensazione di secchezza alla gola, sete, arrossamento degli occhi, midriasi, tachicardia e aumento della pressione sanguigna. Tali sintomi precedono di poco una fase di eccitazione sensitiva e motoria i cui aspetti variano in base all'atteggiamento del consumatore ("set") e anche in rapporto alle circostanze ambientali ("setting").
Tipiche manifestazioni sono ebbrezza esagerata, espansività, euforia, aumento della libido, allucinazioni in genere piacevoli, scadimento della percezione del tempo. In taluni soggetti prevalgono manifestazioni deliranti, incoordinazione motoria, allucinazioni in genere a sfondo erotico. Altri invece scivolano in uno stato di dormiveglia che spesso precede una fase ipno-narcotico. Naturalmente, più forte è la dose di THC, più gli effetti si intensificano.
Anche la confidenza del consumatore con questo tipo di droga è un elemento di discriminazione nella produzione degli effetti: in consumatori cosiddetti "esperti" cioè già (purtroppo) avvezzi all'uso di derivati della cannabis una dose pari a 20 - 30 mg di THC provoca euforia, facile comunicabilità, gaiezza, loquacità, allegria, allucinazioni di tipo piacevole, senso di leggerezza e di abbandono, aumento di appetito, colori che appaiono più brillanti e suoni più acuti, maggiore interesse verso oggetti semplici e familiari, vividezza di ricordi.
In soggetti non consumatori abituali, la stessa dose può invece determinare reazioni assolutamente contrarie e particolarmente sgradevoli come perdita di memoria, senso di paura, difficoltà di controllo, palpitazione, sonnolenza, debolezza.

Collaterali: i risultati degli studi svolti sugli effetti della cannabis hanno portato gli studiosi a schierarsi su posizioni diametralmente opposte. Da una parte, alcuni affermano la sua completa innocuità, altri, per contro, sottolineano l'azione marcatamente tossica dei derivati della cannabis che può giungere a provocare in consumatori pesanti anche gravi forme di atrofia cerebrale. A seguito di assunzione prolungata di cannabis, sono stati a volte osservati brevi episodi psicotici che, nelle forme più lievi, si manifestano con forte eccitazione ed ansietà, mentre, nei casi più gravi, arrivano a determinare disorganizzazione del pensiero, depersonalizzazione ed allucinazioni. Le alterazioni a carico della sfera psichica sono accompagnate da disturbi vegetativi talora gravi, quali depressione respiratoria, ipotensione, abbassamento della temperatura corporea, bradicardia. Dosi considerevoli di THC interferiscono poi con la percezione del tempo e dello spazio che, in caso di somministrazione massiccia, è notevolmente turbata con grave nocumento per quelle attività  che, invece, ne richiedono la perfetta efficienza. Secondo alcuni Autori questa droga, al pari di alcuni allucinogeni, agisce abbassando la soglia delle sensazioni e delle percezioni nonché dando maggior consistenza all'ansietà e all'aggressività. Tutto quanto fino ad ora riportato sugli effetti tossici della cannabis rende ragione di una certa pericolosità dell'uso cronico di questo stupefacente

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