Se ti accingi a leggere questa pagina immaginiamo che ti interessa per sapere qualcosa di più sui disturbi alimentari. Forse ti interessa perché riguarda direttamente te o un’amica o un familiare o per semplice approfondimento dei temi.

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Cosa sono i disturbi alimentari (DCA)?

I disturbi alimentari consistono in modalità di assunzione di cibo che compromettono lo stato di salute fisica o il funzionamento psicosociale di una persona.

Vi sono diverse forme di disturbi alimentari che sono classificate tra i disturbi mentali.

QUALI SONO I DISTURBI ALIMENTARI?

Anoressia nervosa

Bulimia nervosa

Binge Eating Disorder o Disturbo da Alimentazione Incontrollata

Night Eating Syndrome

La Pica e il Disturbo da Ruminazione

QUALI SONO LE CAUSE DEI DISTURBI ALIMENTARI?

Oggi la comunità scientifica tende a proporre per i disturbi del comportamento alimentare, come per gran parte degli altri, modelli multifattoriali di tipo bio-psico-sociale.

Come per la maggior parte dei disturbi mentali, non è possibile individuare una causa unica ma un insieme di fattori che possono associarsi e interagire in misura e in modo diverso tra loro nel singolo caso, per favorire l’insorgenza e il mantenimento di un disturbo alimentare.

1. Cause biologiche

Un fattore biologico evidentemente coinvolto è costituito dall’appartenenza al genere femminile, ma naturalmente il peso della cultura e degli stereotipi di genere possono essere determinanti. Tipicamente i DCA, anoressia in particolare,  riguardano giovani donne, dall’inizio della pubertà e nella prima giovinezza, con frequenza nettamente superiore (da 6 a 10 volte) rispetto ai maschi, anche se si registra sia una tendenza all’estensione alle fasce d’età superiore e inferiore, sia a soggetti di sesso maschile.

2. Cause psicologiche

La dimensione psicologica è unanimemente considerata di primaria importanza nei disturbi alimentari più comuni. Anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating disorder) sono associati a determinate caratteristiche psicologiche e la loro stessa definizione implica un atteggiamento psicologico e un disagio legato all’assunzione di cibo e alle sue conseguenze sull’aspetto esteriore. Il fatto di essere molto magri o obesi deve essere associato a un disagio psicologico che ne deriva. 

Analogamente, i fattori familiari entrano in modo vario ma costante nel favorire la comparsa e la persistenza di tali disturbi.  Una delle primissime descrizioni della sindrome, nel 1873, si deve a un internista francese, Ernest-Charles Lasègue, il quale incluse l’atteggiamento dei familiari come elemento necessario nel processo diagnostico.

Oggi, la psicoterapia familiare o comunque trattamenti che prevedono il coinvolgimento della famiglia sono considerati parte integrante di qualunque programma di trattamento dei disturbi alimentari. Le linee guida britanniche NICE (National  for Health and Care Excellence), molto seguite anche in Italia, raccomandano la terapia familiare come trattamento preferenziale per le anoressie e bulimie  infantili, adolescenziali e giovanili e il coinvolgimento della famiglia anche in in età adulta.

3. Cause psicosociali

Anche la componente psicosociale gioca un ruolo innegabilmente importante. Il dato epidemiologico è di per sé rivelatore: secondo dati aggiornati a novembre del 2006, forniti dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, la prevalenza dell’Anoressia Nervosa e della Bulimia Nervosa in Italia sarebbe rispettivamente dello 0.2%–0.8% e dell’1%–5%, in linea con quanto riscontrato in molti altri paesi europei e non. 

Nonostante la carenza di studi epidemiologici nel nostro paese (dal 2006 al 2011 si possono contare solo 2 studi epidemiologici confrontabili con quelli della letteratura internazionale), questi dati sono simili a quelli degli altri paesi occidentali (Europa, USA e Canada, Giappone). Viceversa, nei paesi in via di sviluppo i dati relativi a incidenza e prevalenza dei DCA sono estremamente scarsi anche per la loro scarsa rilevanza in termini quantitativi, ma sembrano indicare che la presenza di tali disturbi è collegata al grado di esposizione all’influenza della cultura occidentale.

4. Cause culturali

I criteri per la diagnosi e diagnosi differenziale non possono evitare di fare riferimento a fattori culturali.  Ne sono testimonianza le statuette delle ‘veneri preistoriche’, come quella nella foto, oggi potenziale candidata a una cura per l’obesità più che a un concorso di bellezza.

5. Cause derivanti da altri disturbi psichici

I DCA sono spesso associati ad altri disturbi psichici:

  • la comorbidità più frequente dell’anoressia è con i disturbi d’ansia, soprattutto nelle prime fasi del disturbo
  • fenomeni depressivi, o comunque di forte tristezza sono molto frequenti quando l’anoressia comincia a essere superata e la ragazza riacquista peso
  • anche l’associazione con i disturbi di personalità è tutt’altro che rara 
  • la bulimia è a volte associata anche con l’abuso di sostanze.

DISTURBI ALIMENTARI: QUALI SONO I PRIMI SINTOMI? COME RICONOSCERLI?

I SINTOMI DELL’ANORESSIA

Nelle forme tipiche di anoressia, l’esordio interessa ragazze adolescenti o preadolescenti, talora in coincidenza o poco dopo il menarca, altre volte qualche anno più tardi.
Una dieta iniziata per un sovrappeso – anche lieve o solo presunto – è seguita da una progressiva riduzione degli alimenti, spesso selettiva in modo crescente.
Tipicamente, si tratta di ragazze che non hanno mai dato problemi, con un rendimento scolastico sopra la media.
Non raramente però la situazione familiare presentata è ben lontana da un quadro anche solo apparentemente idilliaco. Tuttavia, anche quando nulla sembra turbare l’immagine di famiglia ‘normale’, un’indagine accurata del periodo precedente l’inizio dei sintomi può mettere in evidenza cambiamenti nel contesto familiare. Spesso si tratta di eventi non chiaramente traumatici e che possono non riguardare direttamente la futura anoressica.

I SINTOMI DELLA BULIMIA

Se la perdita di peso, oltre a un certo limite, non può passare inosservata, non altrettanto accade nei casi di bulimia nervosa, soprattutto se il peso è nella norma. Le abbuffate vengono tipicamente pianificate in modo da passare inosservate e il solo comportamento rivelatore può essere rappresentato dal ritirarsi nel bagno per vomitare dopo i pasti. Questo segnale può però essere ignorato in molti casi, data la frequenza crescente con cui, per motivi diversi, i membri di molte famiglie oggi consumano i pasti in tempi o luoghi diversi.

Molti soggetti bulimici riescono a mantenere un peso normale. Non raramente il loro disturbo in famiglia passa inosservato anche per parecchio tempo. Come si è già detto non sono poche le famose star di Hollywood, modelle e qualche principessa che hanno confessato di aver sofferto di questo disturbo. In libri o tramite i social media, hanno raccontato la propria dolorosa esperienza raccomandando alle giovani di non seguire il loro esempio.

Una differenza rimarchevole tra le ragazze bulimiche e le anoressiche riguarda la vita sentimentale e sessuale.  Anche se le pazienti anoressiche spesso si accompagnano ad un partner, comunque gli concedono ben poco in termini di passione amorosa.

Non raramente le candidate alla bulimia hanno subito esperienze di abuso sessuale all’interno della famiglia.

I DISTURBI ALIMENTARI INFANTILI E NEI BAMBINI

L'ANORESSIA NEL BAMBINO

Si differenzia dall’anoressia dell’adolescente per  le ragioni  psicologiche che ne sono all’origine . Il ridotto apporto alimentare non è legato a un timore esagerato di ingrassare ma ad una paura diversa. Spesso tale timore è conseguente a un episodio traumatico o vissuto come tale – il caso più frequente è la paura del soffocamento da cibo.

IL DISTURBO DA COMPORTAMENTO ALIMENTARE RESTRITTIVO E SELETTIVO

Il disturbo da comportamento selettivo nell’assunzione di cibo è assai diffuso. Si tratta di bambini che mangiano solo alcune tipologie di cibi. Ad esempio cibi semisolidi come frullati o pappine fino ai 4 anni è abbastanza comune fra i bambini la ritrosia verso i cibi nuovi e una buona dose di selettività nei cibi che assumono.

Tuttavia se le restrizioni diventano troppo numerose e se si verificano carenze nutrizionali si entra nel cosiddetto disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo anche se il peso del bambino risulta del tutto normale.

L’OBESITÀ INFANTILE

E’ particolarmente diffusa nel nostro Paese. I dati Istat del 2019  ci dicono che nel biennio 2017-2018 il 25,2 % della popolazione dai 3 ai 17 anni risultava in eccesso di peso. Le differenze di genere sono notevoli (27,8 dei maschi versus 22,4 delle femmine) così come quelle fra Nord e Sud (Nord Ovest 18,8  versus 32.7 Sud). 

Inoltre quasi il 10% dei bambini risulta obeso

A differenza dell’adulto non basta l’indice di massa corporea (BMI Body Index Mass) a definire se siamo di fronte a un bambino obeso e di quale entità sia il problema, ma occorre utilizzare delle apposite tabelle di riferimento. 

Come per gli adulti, anche per i bambini, essere obesi non significa necessariamente avere un disturbo del comportamento alimentare. Tuttavia l’obesità infantile non deve essere considerata solo il frutto di cattiva alimentazione, scarsa attività fisica o predisposizione genetica. 

L’obesità infantile è spesso la conseguenza di un emotional eating. Ovvero il bambino cerca di “tenere a bada” alcuni stati emotivi mangiando. Si può andare dal saltuario o continuo piluccamento alle abbuffate compulsive con perdita di controllo. Tali comportamenti sono di norma tenuti nascosti e negati, non solo per la paura delle conseguenze (rimproveri da parte dei genitori) ma anche per il senso di vergogna che spesso accompagna l’iperalimentazione. I bambini obesi tuttavia, lasciano spesso tracce delle loro “mangiate”: carte nascoste nei meandri di casa, briciole sparse qua e là, frigoriferi e dispense saccheggiati.

Negli ultimi anni sono state condotte diverse campagne di sensibilizzazione volte a mettere in guardia la popolazione sui rischi legati all’obesità infantile. Ecco i due principali: 

  • rischio sulla salute. Un terzo dei bambini e la metà degli adolescenti sovrappeso e obesi manterranno e peggioreranno la loro condizione in età adulta con inevitabili conseguenze sullo stato di salute. 
  • rischio per l’insorgenza di un disturbo alimentare restrittivo in età adolescenziale.

Nonostante queste evidenze l’obesità infantile è spesso sottovalutata. La credenza prevalente è che un bimbo paffuto è bello e in buona salute. Anche chi è più accorto pensa spesso che con la crescita il problema svanirà. L’ipotesi che l’obesità del proprio bambino possa essere la conseguenza di abbuffate compulsive o di emotional eating,  quindi l’effetto di un disturbo dell’alimentazione, viene spesso ignorata dai familiari. A volte, i curanti, prescrivendo regimi alimentari puntualmente disattesi, aggravano le sensazioni di fallimento e la conseguente convinzione nel bambino stesso, oltre che nei suoi familiari, di essere un caso perso. 

Generalmente di fronte a un problema di obesità infantile occorrerebbe quindi prima di tutto distinguere quando ci si trova di fronte a una famiglia vittima di cattive abitudini alimentari oppure di fronte a dinamiche più complesse che solo se comprese e cambiate possono favorire la risoluzione del sintomo.

DISTURBI ALIMENTARI: COME USCIRNE?

Le persone che hanno un disturbo alimentare psicogeno generalmente evitano di ricorrere ad aiuti esterni. Se si tratta di bambini o adolescenti, i genitori esitano a ricercare soluzioni al problema alimentare all’esterno della famiglia nella convinzione di riuscire ad aiutare la figlia o il figlio a superare il problema.  I giovani adulti o gli adulti frequentemente nascondono a lungo agli stessi familiari vomito, uso massiccio di lassativi, e altri sintomi o comportamenti inappropriati. Ricorrono invece compulsivamente a diete che puntualmente falliscono.  

La decisione dei genitori o del paziente di rivolgersi a specialisti è quindi un grande passo avanti verso la soluzione del problema. Più presto viene presa questa decisione tanto maggiore è la probabilità di guarigione. Come in altre psicopatologie, la cronicità più che la gravità del disturbo è un indicatore prognostico negativo. Quanto più a lungo si è vissuti con il disturbo alimentare tanto più sarà difficile superarlo. Va tuttavia tenuto conto che si può guarire anche da gravi cronicità. I disturbi alimentari psicogeni anche gravi e cronici possono essere superati.

IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI ALIMENTARI: A CHI RIVOLGERSI?

resa la decisione di farsi curare si aprono due possibilità:

  • ricorrere a centri specialistici multiprofessionali sui disturbi alimentari, spesso inseriti in strutture ospedaliere, con ambulatorio, day hospital e possibilità di ricovero;
  • ricorrere a centri specializzati nella psicoterapia dei disturbi alimentari

Siamo a disposizione per darti un eventuale aiuto a percorrere questo cammino trovando insieme a te il percorso più idoneo.

In presenza di complicanze mediche o quando il peso raggiunge livelli allarmanti può rendersi necessario, soprattutto per le anoressie, il ricovero in ospedale, di solito in reparti di medicina.  Durante il ricovero i curanti possono ricorrere alla nutrizione tramite sondino naso-gastrico o a volte per via parenterale.  Questi ricoveri, generalmente brevi, servano a scongiurare il pericolo di gravi complicanze o ad affrontarle, ma di regola non risolvono il problema, nemmeno quello del peso corporeo. Nelle anoressie gran parte del peso acquisito con l’alimentazione forzata  viene spesso rapidamente perso. 

Diverso è il caso delle gravi obesità per le quali la chirurgia bariatrica può portare a risultati positivi soprattutto nel breve e medio termine. Nel lungo termine (almeno 10 anni) i risultati sono molto meno soddisfacenti. Inoltre questi interventi possono avere complicanze durante l’intervento e a breve e lungo termine.

COME CURARE I DISTURBI ALIMENTARI CON LA PSICOTERAPIA SISTEMICO RELAZIONALE?

Le forme di intervento psicoterapeutico sono di diverso tipo anche in rapporto all’età del paziente e al tipo di disturbo alimentari. E’ l’intervento di elezione per i disturbi alimentari nei bambini, nei preadolescenti e negli adolescenti. Le linee guida britanniche NICE ( National  for Health and Care Excellence), molto seguite anche in Italia, raccomandano la psicoterapia familiare come trattamento preferenziale per le anoressie e bulimie  infantili, adolescenziali e giovanili e il coinvolgimento della famiglia anche in in età adulta.

1. Percorsi psicoterapeutici con il coinvolgimento della famiglia

Con gli adolescenti e con i giovani adulti sono  a volte preferibili questi percorsi alla psicoterapia familiare classica. Sono stati elaborati vari tipi di format terapeutici che prevedono un percorso individuale con coinvolgimento della famiglia a livelli diversi.

2. Psicoterapia sistemica multifamiliare

Nata per il trattamento delle famiglie multiproblematiche, la Terapia sistemica multifamiliare  è anche utilizzata nel contesto pubblico per le famiglie in cui più membri soffrono di disturbi alimentari.  Il lavoro clinico con queste famiglie si attua in uno specifico setting diurno multifamiliare, con sei-otto famiglie che partecipano contemporaneamente per intere giornate e settimane. A parte alcune esperienze pionieristiche negli anni Sessanta, questa forma di terapia è stata sviluppata, a partire dagli anni Settanta da  Alan Cooklin e dal suo staff, presso il Marlborough Family Service di Londra per poi diffondersi in Europa. Anche in Italia alcuni centri pubblici offrono questo tipo di esperienza terapeutica.

3. Percorsi di terapia individuale

E’ l’intervento più utilizzato con  anoressiche e bulimiche adulte croniche. Anche con bulimiche a peso ideale  questo format è spesso utilizzato con buoni risultati. Naturalmente vengono proposte  psicoterapie individuali con vario orientamento clinico. Le più diffuse e che hanno sviluppato forme di intervento atte la specificità dei disturbi alimentare sono

  • le psicoterapie sistemiche individuali. Già  nel 1988 Selvini Palazzoli e Viaro avevano fornito linee guida per il lavoro con queste pazienti. 
  • la terapia cognitivo-comportamentale

4. Psicoterapia di gruppo

E’ un intervento particolarmente utilizzato  soprattutto con l’obesità. Anche con persone con problemi di sovrappeso che hanno tentato vanamente tante diete questo tipo di psicoterapia viene consigliata.

5. Psicoterapia di coppia

E’ un intervento preso in considerazione per anoressie, bulimie, binge eating e obesità negli adulti.

 

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