COSA SONO?

I barbiturici sono sostanze narcotiche e ipnotiche, che agiscono deprimendo il Sistema Nervoso Centrale. La sintesi dell'acido barbiturico è da attribuirsi a Adolph von Bayer nel 1864. Nel 1903, Emil Fischer, un altro studioso di chimica organica, scopriva che l'acido barbiturico si poteva trasformare in acido dietil-barbiturico, maggiormente efficace e, per certi aspetti, causa di minori effetti collaterali. Il dottor Willcox, negli anni Venti, scatenò la "battaglia dei barbiturici" in Gran Bretagna. Fino al 1918, in Inghilterra, l'acquisto e anche la vendita di barbiturici non erano sottoposti ad alcuna prescrizione né vigilanza. Nel 1964, negli Stati Uniti un milione di americani prendeva pillole per dormire e circa cinque milioni usavano tranquillanti e sedativi. Sia pure a fatica, il concetto della pericolosità si affermò: nel 1960, la Commissione per gli stupefacenti dell'ONU raccomandò che i barbiturici fossero assoggettati all'obbligo della prescrizione medica. Nel 1971, a seguito della Convenzione di Vienna, furono introdotti nell'elenco dei prodotti ad azione stupefacente. In Italia la Legge 685/1975 regolamentava la fase di produzione/fabbricazione e vietava la libera vendita dei barbiturici. Oggi la prescrizione di barbiturici è limitata in favore di altri composti farmacologici scoperti nel frattempo, come le Benzodiazepine che danno gli stessi effetti con minori effetti collaterali, e con un maggiore margine di sicurezza.

COME SI USANO?

I Barbiturici sono venduti come pastiglie, o capsule con gel, e assunti per via orale. In alcuni, limitati casi esiste la possibilità di somministrarsi barbiturici per via iniettiva ma questa modalità d'assunzione risulta estremamente pericolosa poiché ha effetti gravissimi sulle vene e sul sistema circolatorio ed aumenta sensibilmente il rischio di overdose.

EFFETTI RICERCATI

I barbiturici producono principalmente due effetti: riducono il ritmo cardiaco e rendono più superficiale la respirazione. Con conseguente diminuzione della pressione arteriosa. Aumentando le dosi si intensifica l'indifferenza agli stimoli esterni e viene indotto un sonno con caratteristiche simili al sonno normale. L'azione dei barbiturici ha durata diversa a seconda dei tipi di molecola: si distinguono perciò barbiturici ad azione breve (meno di 3 ore), media (3 - 6 ore) e lunga (più di 6 - 12 ore).

EFFETTI INDESIDERATI

L'intossicazione acuta (la fase di 'picco' dell'effetto) da Barbiturici può causare convulsioni, delirio ed allucinazioni.
Effetti collaterali dell'assunzione dipendono strettamente dalla risposta soggettiva possono essere: depressione, senso di stanchezza e imprevedibili e violenti cambi di umore. In quanto vasodilatatori possono provocare la perdita di calore corporeo; rallentamento del metabolismo con conseguente rischio di crisi di freddo.
Il consumo prolungato comporta l'insorgere di uno stato di tolleranza e di fortissima dipendenza. Può produrre tremore, atassia (perdita della coordinazione dei muscoli volontari), forte stato confusionale, alterazioni della capacità di giudizio, incapacità di concentrarsi, vuoti di memoria e gravi conseguenze sui polmoni.
La sindrome d'astinenza da Barbiturici è considerata più intensa e duratura di quella provocata dall'eroina, e si manifesta a distanza di otto/sedici ore dall'ultima assunzione: effetti principali sono insonnia, ansia, vertigini, nausea e convulsioni; dopo il secondo giorno si manifestano delirio con allucinazioni; al terzo giorno possono insorgere profonde alterazioni della psiche, come episodi di paranoia e schizofrenia.
La forma più grave di una crisi di astinenza da Barbiturici è uno stato psicotico e psicomotorio paragonabile all'astinenza da alcol, noto come "delirium tremens".
I Barbiturici possono provocare un'overdose con possibili conseguenze fatali: la morte sopraggiunge per l'assunzione di quantitativi che superino la dose terapeutica di quindici o venti volte, e comporta l'arresto cardio-respiratorio.
I Barbiturici in quanto depressori del Sistema Nervoso Centrale sconsigliano fortemente l'assunzione con altre sostanze con effetti similari come alcolici, Benzodiazepine, eroina e oppiacei e tranquillanti.

PER LE PERSONE CHE ASSUMONO TERAPIA ANTIRETROVIRALE:

In generale i barbiturici possono ridurre i livelli plasmatici (livelli di efficacia) degli Inibitori delle Proteasi (IP)e degli Inibitori della Trascrittasi Inversa Non Neuclosidici (NNRTI).
In particolare tra gli IP è controindicata la cosomministrazione di fenobarbitale e fenitoina con Darunavir (Prezista) e Nelfinavir (Viracept); potenziale interazione con Reyataz, Telzir/Lexiva, Crixivan, Kaletra, Invirase e Aptivus.
Darunavir (Prezista) co-somministrato con basse dosi di Ritonavir (Norvir) non deve essere utilizzato con fenobarbital poiché la co-somministrazione potrebbe causare un significativo decremento della concentrazione plasmatica di Prezista.
Tra gli NNRTI è controindicata l'associazione con: Delavirdina (Rescriptor), Etravirina (Intelence) e Rilpivirina (Edurant). E' possibile l'interazione con Efavirenz (principio attivo contenuto in Sustiva e nella co-formulazione Atripla) e Nevirapina (Viramune). In particolare si ha riduzione dei livelli di Efavirenz e Viramune.
Sono state riportate potenziali interazioni con Maraviroc (Celsentri) e Raltegravir (Isentress).
Anche tra gli NRTI sono state segnalate possibili interazioni, in particolare con Abacavir (principio attivo contenuto in Ziagen, Kivexa e Trizivir) e Zidovudina (principio attivo contenuto in Retrovir e Combivir) per cui è richiesto aggiustamento della dose, monitoraggio dell'efficacia o tossicità.
Le conseguenze di queste interazioni potrebbero portare al fallimento terapeutico e, quindi, all'insorgere di resistenze ai farmaci antiretrovirali che si stanno assumendo in contemporanea.
E' sempre consigliabile controllare la scheda informativa del barbiturico per conoscere sia, la via di metabolizzazione utilizzata sia, le eventuali interazioni segnalate nella scheda tecnica.
In linea generale l'associazione farmaci antiretrovirali e barbiturici comporta riduzione dei livelli plasmatici dei farmaci antiretrovirali (e quindi riduzione dell'effetto terapeutico), aumento dei livelli plasmatici dei barbiturici (con rischio di tossicità). Per cui è necessario monitorare l'efficacia dei farmaci antiretrovirali e la tossicità dei barbiturici.

 

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